Plautus Festival - Comune di Sarsina - TeatroVivo
presentano
MILES GLORIOSUSdi Tito Maccio Plauto
Adattamento di Cristiano Roccamocon gli attori del Laboratorio Teatrale del PLAUTUS FESTIVALRegia di Cristiano Roccamo
presentano
MILES GLORIOSUSdi Tito Maccio Plauto
Adattamento di Cristiano Roccamocon gli attori del Laboratorio Teatrale del PLAUTUS FESTIVALRegia di Cristiano Roccamo
TRAMA
Il giovane Pleusicle ama la bella Filocomasio. Durante un’assenza del giovane, la ragazza viene rapita dal "miles" Pirgopolinice, un soldato smargiasso e fanfarone, a cui il parassita Artotrogo fa credere di essere irresistibile con le donne. Palestrione, servo di Pleusicle, parte per avvertire il padrone di ciò che è accaduto, ma viene rapito dai pirati e finisce per essere donato proprio al miles. Pleusicle, avvertito di nascosto da Palestrione, si fa ospitare da Pericleptomeno, un amico del padre, in una casa contigua a quella stessa del miles. Palestrione pratica una breccia nel muro di confine tra le due case, consentendo agli amanti di incontrarsi. Ma Sceledro, servo del miles, li scorge mentre si baciano, e costringe Palestrione a escogitare una serie di inganni per salvare i due amanti, fingendo che esista una gemella di Filocomasio. Palestrione, poi, organizza una feroce beffa ai danni di Pirgopolinice: gli fa credere che la moglie di Periplectomeno sia pazzamente innamorata di lui; il miles, così, licenzia in un sol colpo Filocomasio e Palestrione, dando loro la libertà, ma - entrato nella casa di Periplectomeno per un appuntamento galante - trova un marito furibondo e i servi pronti a fustigarlo ignominiosamente come adultero. Commedia dalla comicità sfrenata, il Miles gloriosus è considerata l'antecedente di tutti i "Capitan Spaventa", "Fracassa", ecc. che animeranno la Commedia dell'Arte e il teatro del Rinascimento.
Perché Plauto Plauto scriveva per un pubblico popolare, cercava di assecondare il gusto del pubblico e di ottenere l’applauso della platea. Al pubblico popolare piacciono i vari espedienti farseschi: le sorprese e le battute comiche, gli equivoci e gli scambi di persona, le beffe e i raggiri, la caricatura e la parodia, i giochi di parole, i doppi sensi grossolani, l’esaltazione dei piaceri materiali, la ricerca del guadagno e del denaro con ogni mezzo.
Plauto è il padre del teatro comico popolare moderno. Le sue commedie hanno ricevuto pesanti critiche in epoche dominate dal gusto classico o classicistico perché non rappresentano un’arte raffinata, morigerata e decorosa. Il classicismo francese del Seicento, per esempio, anche se il grande Molière trasse spunti e argomenti da Plauto, mostra un profondo disprezzo nei confronti delle commedie plautine, in particolare per il linguaggio sboccato e triviale.
Ma a partire dai primi decenni del Novecento il comico farsesco torna di moda e riacquista un valore artistico. La fortuna del teatro di Plauto segue l’onda dei film comici di Charlie Chaplin.
Nel mondo di Plauto non esistono ne moralità ne umanità: i rapporti tra gli uomini si basano sull’inganno e sulla frode, oppure mirano a ricavare guadagno o piacere. I sentimenti e gli affetti sinceri, quando ci sono, sono comici e non commoventi.
Plauto è il padre del teatro comico popolare moderno. Le sue commedie hanno ricevuto pesanti critiche in epoche dominate dal gusto classico o classicistico perché non rappresentano un’arte raffinata, morigerata e decorosa. Il classicismo francese del Seicento, per esempio, anche se il grande Molière trasse spunti e argomenti da Plauto, mostra un profondo disprezzo nei confronti delle commedie plautine, in particolare per il linguaggio sboccato e triviale.
Ma a partire dai primi decenni del Novecento il comico farsesco torna di moda e riacquista un valore artistico. La fortuna del teatro di Plauto segue l’onda dei film comici di Charlie Chaplin.
Nel mondo di Plauto non esistono ne moralità ne umanità: i rapporti tra gli uomini si basano sull’inganno e sulla frode, oppure mirano a ricavare guadagno o piacere. I sentimenti e gli affetti sinceri, quando ci sono, sono comici e non commoventi.
La commedia dei record Il soldato fanfarone, vanaglorioso, che millanta continuamente le sue “incredibili” imprese, il parassita che spalleggia il padrone nelle sue vanterie, il servo astuto regista indiscusso dell’intreccio, e naturalmente il vecchio vicino di casa, il giovane innamorato, la giovane sempre contesa, le meretrici che ingannano e recitano a dovere le parti convenute. In questa che è la commedia piu lunga di Plauto, la più ricca di parti recitate, una di quelle col maggior numero di personaggi, non mancano certo gli ingredienti che lo scrittore sarsinate ha introdotto e che i suoi successori hanno fatto propri in tutta la storia del teatro occidentale.
La messa in scena – Note di Regia L’intreccio architettato con cura dal servo astuto ai danni del soldato e a vantaggio del giovane innamorato, in questa lettura drammaturgica, viene rispettato con una messa in scena semplice, senza quarta parete, legata alle tecniche della farsa e del lazzo comico, del ritmo e del respiro della commedia. Attori che dialogano tra loro, che dialogano con il pubblico come voleva Plauto e come si aspetta chi viene ad assistere ad una commedia. L’intreccio, spietato nello svelare gli istinti che muovono i personaggi, ci dà l'immagine disincantata e divertente delle vicende umane che rimangono immutate nel tempo. Sono sempre le stesse, 2000 anni fa come ora, nelle dinamiche e negli intrecci. Ecco perché Plauto è per me un contemporaneo, cosi come tutta quell'arte che appartiene alla tradizione della Commedia all'Italiana. Un'opportunità per giovani attori professionisti di misurarsi subito con un grande classico latino, per riallacciarsi alla nostra tradizione comico‐popolare, che ci rende unici come popolo e come spirito. Ecco cosa si aspetta lo spettatore: di essere compreso nella commedia con il proprio essere presente in platea, dove la sua risata sia battuta del testo, per realizzare quell'evento unico e inscindibile che fa di quella rappresentazione la propria catarsi. Plauto ci da gli strumenti. Gli attori la loro energia.
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A Pasolini viene commissionata nel 1963 la traduzione del Miles gloriosus di Plauto per una messa in scena che si realizzerà nel novembre di quell’anno a Firenze con la compagnia di Franco Enriquez. La traduzione ha il titolo Il vantone o meglio Er vantone come risulta dal monologo di Palestrione all’inizio del secondo atto:
Il titolo in greco sarebbe Alozanone
ma noi in nostra lingua diciamo "Er Vantone".
La ‘nostra lingua’ è qui il romanesco, ma non il gergo di borgata usato nel romanzo. Pasolini così spiega i suoi criteri di traduzione:
"Per che palcoscenico, dunque, per che spettatori traducevo io? Dove potevo trovare una sede dotata di tanta assolutezza, di tanto valore istituzionale? Nel teatro dialettale, sì, ma il testo di Plauto non era dialettale. Del teatro corrente, ad alto livello, in lingua, mi faceva (e mi fa) orrore il birignao. Beh, qualcosa di vagamente analogo al teatro di Plauto, di così sanguignamente plebeo, capace di dar luogo a uno scambio altrettanto intenso, ammiccante e dialogante, tra testo e pubblico, mi pareva di poterlo individuare forse soltanto nell’avanspettacolo. (...) È a questo, è alla lingua di questo, che, dunque, pensavo - a sostituire il ‘puro’ parlato plautino. Ho cercato di mantenermi, il più squisitamente possibile, a quel livello. Anche il dialetto da me introdotto, integro o contaminato, ha quel sapore. Sa più di palcoscenico che di trivio. Anche la rima, da me inaspettatamente, credo, riassunta, vuol avere quel tono basso, pirotecnico. Il nobilissimo ‘volgare’, insomma, contagiato dalla volgarità direi fisiologica del capocomico... della soubrette... (Ma nel fondo, a protezione della sua aristocraticità sostanziale, della sua letterarietà, ecco l’ombra dei doppi settenari rimati di una tradizione comica riesumata sotto il segno di Molière)".
Dice Umberto Todini, curatore dell’opera per l’edizione Garzanti, che Pasolini "non è traduttore di parola ma di contesto" (e ricordiamo che uno degli autori prediletti da Pasolini, fra i libri da salvare nel gioco delle scelte, è il linguista Jakobson - oltre a Rimbaud e all’Orestea). Ad esempio Todini cita le diverse traduzioni della parola meretrix, che ricorre a distanza di pochi versi due volte nel testo plautino: mignotte per indicare le volgari prostitute che sarebbero tutte disponibili per il miles, e pischella, quasi con tenerezza, per alludere alla protagonista, venduta al miles dalla madre mezzana (in Plauto ai vv. 93 e 100, sempre nel monologo di Palestrione). Il rispetto del contesto è anche rispetto ideologico: tanto che Pasolini si attirò una recensione negativa sull’Unità per non avere introdotto toni marxisti, da lotta di classe, nella sua traduzione; e vi rispose con una lettera seccata.
A QUESTO LINK l'intero libretto "Er Vantone" con prefazione di Todini e nota del traduttore di P P PAsolini.
A QUESTO LINK l'intero libretto "Er Vantone" con prefazione di Todini e nota del traduttore di P P PAsolini.