martedì 12 maggio 2015

LUCREZIO e il DE RERUM NATURA

F. Hayez, Lucretius


Il De rerum natura è un poema in esametri, diviso in sei libri con lo scopo di liberare l'uomo dalle paure che lo tormentano nella vita, in particolare la paura della morte, del dolore, degli dei, ecc. È una sorta di missione quella che Lucrezio si propone, paragonabile con la Divina Commedia, missione verso il mondo che vive male, seppur non per la malignità.


L'opera si apre con l'inno a Venere, canto che da una sensazione di bellezza, serenità, mentre la conclusione del VI libro non è del tutto diversa: Lucrezio racconta la peste di Atene, dunque morte, disperazione e distruzione. Forse non aveva concluso l'opera, oppure il suo obiettivo era mostrare agli uomini cosa poteva essere la vita senza la guida della filosofia.
Per quest'opera Lucrezio può essere definito il primo etnologo, in quanto si dedica anche allo dell'uomo primitivo.
Fonti
  • Perifuseos (o Sulla natura) di Epicuro, trattato, non era assolutamente favorevole a esprimere concetti filosofici in poesia;
  • Perifuseos (o Sulla natura) di Empedocle di Agrigento, giunto frammentario, ha in comune con Lucrezio il mirare al bene dell'umanità, e di porsi come vate (indovino), riattualizzando così la sacralità del poeta-vate, che tornerà nel Romanticismo;
  • Esiodo con il suo poema cosmogonico Origine del mondo e degli dei e un poemetto in esametri, Le Opere e i Giorni, che fornisce precetti di agricoltura e navigazione ma il cui obiettivo è comunicare che il lavoro è una dura necessità che eleva anche moralmente;
  • Ennio è una fonte con i suoi Annales, non per il contenuto dell'opera ma per lo stile, in particolare l'uso di arcaismi;
  • poesia alessandrina;
Contenuti per libri
  • Libro I - Il proemio è costituito dall'Inno a Venere, dea dell'amore. Non si tratta di una divinità tradizionale ma di quella dell'amore. Si rivolge a lei per ossequio alla tradizione per via del suo simbolo di generazionefecondità e della felicità (per l'accettazione delle leggi naturali). È anche una captatio benevolentiae verso i lettori, il dedicatario in particolare, Memmio, che vi era legato per via del nome. Inoltre Venere è allegoria della vita, in contrasto con Marte, simbolo della guerra e della morte.
    Sempre nel primo libro vi è poi l'Elogio a Epicuro, primo uomo che si è contrapposto agli dei e che ha dimostrato che la religio è solo una superstizione. Per dimostrarne l'immoralità racconta del sacrificio di Ifigenia.
    Inizia la trattazione di fisica.
  • Libro II - Lucrezio continua a parlare di fisica, descrivendo in particolare gli atomi, particelle elementari di cui è composta la realtà e parlando dell'infinitudine dell'universo.
    Esorta all'atarassia (assenza di turbamento).
  • Libri III e IV - Svolge l'antropologia epicurea, dimostra la mortalità dell'anima e dell'animus e descrive i simulacra (atomi che colpiscono i nostri sensi stimolandoli);
  • Libri V e VI: cosmologiapaura dei terremoti e cataclismi naturali (in particolare nell'ultimo libro la Peste di Atene);
La ragione in Lucrezio
Lucrezio tentava di allontanare le paure dell'uomo con l'uso della ragione, riprendendo i concetti classici di atarassia e aponia (assenza di pene fisiche). Condanna la politica, la guerra, la passione amorosa, la paura della morte in quanto inutili turbamenti.
Il mondo secondo Lucrezio non può essere fatto per l'uomo, per via delle difficoltà che l'uomo ha. Questo atteggiamento è evidentemente pessimistico, fatto che si scontra però con l'ottimismo epicureo, dottrina che predica la possibilità di sconfiggere dolore e difficoltà.
Lo stile
Lucrezio nel De rerum natura assume un tono didascalico e un andamento argomentativo, sono frequenti le apostrofi, vocaboli del quotidianoallitterazioni di suono (assonanza, omofonia, antitesti, chiasmo, ipallage), organismi morfologici (accusativi plurali della terza in -is e non in -es), utilizzo di calchi (termine già presente che prende nuovo significato, più tecnico adatto a tradurre un termine greco), uso dell'analogia e del paragone con eventi quotidiani per ottenere un effetto di realismo (atomi come pulviscolo nel raggio di luce) e immagini a volte sono fortemente emozionanti.
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Felix qui potuit rerum cognoscere causas
atque metus omnis et inexorabile fatum
suiecit pedibus strepitumque Acherontis avari (De R. N.  II, 490-492)

Felice chi potè conoscere la causa delle cose
e calpestò sotto i suoi piedi tutti i terrori
e l’inesorabile fato e lo strepito dell’avido Acheronte

Ivano Dionigi (Unibo), Lucrezio, la grammatica del cosmo

Lucrezio 1,136-145
Nec me animi fallit Graiorum obscura reperta
difficile inlustrare Latinis versibus esse,
multa novis verbis praesertim cum sit agendum
propter egestatem linguae et rerum novitatem;
sed tua me virtus tamen et sperata voluptas 140
suavis amicitiae quemvis efferre laborem
suadet et inducit noctes vigilare serenas
quaerentem dictis quibus et quo carmine demum
clara tuae possim praepandere lumina menti,
res quibus occultas penitus convisere possis. 145
Né sfugge al mio pensiero ch’è difficile illuminare con
versi latini le oscure scoperte dei Greci, tanto più che
bisogna sovente trattarne con nuove parole, per la povertà
della lingua e la novità delle cose;
eppure il tuo valore, e la gioia ch’io spero della dolce
amicizia, mi persuade a sostenere qualunque fatica e
m’induce a vegliare le notti serene, cercando con quali
parole e quale canto alfine io possa diffondere innanzi alla
tua mente una vivida luce, per cui le cose occulte tu
giunga a veder fino in fondo.

Lucrezio 1,820-821
namque eadem caelum mare terras flumina solem 820
constituunt, eadem fruges arbusta animantis,
Perché gli stessi elementi costituiscono il cielo, il mare, le
terre, i fiumi, il sole, gli stessi le biade, gli alberi, i viventi.

Lucrezio 2,1015-1021
Quin etiam refert nostris in versibus ipsis
cum quibus et quali sint ordine quaeque locata;
namque eadem caelum mare terras flumina solem 1015
significant, eadem fruges arbusta animantis;
si non omnia sunt, at multo maxima pars est
consimilis; verum positura discrepitant res.
sic ipsis in rebus item iam materiai 1019
concursus motus ordo positura figurae 1021
cum permutantur, mutari res quoque debent.
Anzi, nei miei stessi versi ha importanza con quali altre e
in quale ordine ogni lettera sia disposta;
perché gli stessi segni denotano il cielo, il mare, le terre, i
fiumi, il sole, gli stessi le biade, gli alberi, gli animali;
se non tutti, almeno in grandissima parte, sono simili, ma
per la loro posizione è diverso il senso delle parole.
Così anche fra i corpi: appena variano nella materia
gl’incontri, i movimenti l’ordine la disposizione le forme,
i corpi stessi devono mutare.

Abstract
Le leggi che in Lucrezio regolano la struttura atomica della realtà (2, 1019 res materiai) sono anche leggi grammaticali:
concursus motus ordo positura figura (2, 1021) «l’incontro, il moto, l’ordine, la posizione, la forma». Si stabilisce così una completa solidarietà tra gli elementa vocis e gli elementa mundi; per cui il poema si configura come una
«esecuzione grammaticale del cosmo».
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H. Blumenberg, Naufragio con spettatore

http://www.latinorum.tk/auctores/lucrezio/drn-liber-ii/

3. J. L. T. Géricault, Le Redeau de la Méduse, 1814

Suave, mari magno turbantibus aequora ventis, 
e terra magnum alterius spectare laborem;
non quia vexari quemquamst iocunda voluptas,
sed quibus ipse malis careas quia cernere suave est. 

4. Gentile da Fabriano, San Nicola salva una nave da un naufragio (dal Polittico Quaratesi), 1425
5. Foto del Titanic in mare
6. Il Titanic "illustrato"
7. Prima pagina de "Il Secolo"
8.  Il naufragio del Titanic visto da A. Beltrame
9. Il Titanic già inclinato dal film di J. Cameron, 199