martedì 12 maggio 2015

Umanesimo

Che cosa significa “Umanesimo” ?
Umanesimo è termine storiografico moderno e designa una civiltà che si è sviluppata a partire dalla fine del XIV secolo, lungo l’intero arco del XV e oltre, e che ha avuto il proprio fine culturale nel recupero filologico dei classici latini e greci e nell’affermazione dei valori terreni dell’individuo che quei classici avevano appunto esaltato. 


Il vocabolo Umanesimo deriva da un termine legato a tale civiltà: humanista, che nel lat. del XV sec. indicava l’insegnante di humanae litterae (letteralmente, di dottrine – litterae – che riguardano l’uomo –humanae -), quelle discipline che in epoca classica erano definite studia humanitatis (studi liberali, o, letteralmente, “studi dell’umanità”) e cioè, secondo la definizione di Cicerone, la grammatica, la retorica, la poesia, la storia e la filosofia. La voce umanista indica però oggi, in senso più ampio, la figura intellettuale tipica dell’Umanesimo, cioè il cultore di studi classici, il filologo appassionato che scopre e pubblica i testi dell’antichità latina e greca, il propugnatore del valore dell’individualità umana; figura che ha in Petrarca il suo primo esempio. L’aggettivo umanistico normalmente indica “ciò che appartiene alla civiltà dell’Umanesimo”. Esso può assumere un significato specifico in alcune locuzioni. Per esempio, in ambito universitario si distinguono le Facoltà umanistiche (Lettere e Filosofia, Lingue, Legge, ecc.) da quelle scientifiche (Matematica, Fisica, Chimica, ecc.). D’altra parte, con scienze umane vengono solitamente indicate in modo generico discipline e studi di tipo storico, letterario o filosofico in contrapposizione a quelli di tipo tecnico o scientifico.
Da R. Luperini, P. Cataldi, L. Marchiani, F. Marchese “La scrittura e l’interpretazione”, vol. 1 tomo II, G.B. Palumbo, pag. 5

Loredana Chines (docente in Unibo)
".....gli umanisti coltivarono uno straordinario sogno, quello di costruire una nuova cultura, un nuovo mondo, nuovi orizzonti di sapere, grazie a un'inedita coscienza della misura della realtà, i cui confini sono ridisegnati dalla rinnovata forza della parola acquisita con gli strumenti della filologia, la scienza che pesa le cose, definisce gli ambiti del sapere e le potenzialità dell’uomo. In tal senso aveva aperto la strada la lezione petrarchesca - che recepita nella prima metà del Quattrocento soprattutto dalla genialità di LorenzoValla e consegnata alle espressioni più fertili dell’umanesimo successivo -vede nella parola rifondata lo strumento di ricostruzione degli orizzonti di tutti i saperi, e nella correttezza linguistica del latino il potenziale fondamento per una rinascita della cultura e della civiltà non solo delle lettere ma di tutte le discipline. Un testo “risanato” con le armi filologiche poteva non solo restituire emendate le lezioni degli antichi, ma anche sovvertire luoghi comuni, interpretazioni distorte, sillogismi stantii, che si insinuavano tra le righe dei volumi di diritto, di medicina, e di ogni dottrina tramandata dal passato che trovasse posto nel sapere consolidato o addirittura concreta e abituale applicazione nella vita pratica e civile.
In questa “ragione” filologica è la prima grande espressione della modernità degli umanisti, che è ricerca di un "metodo".


Parole chiave del medio evo:
Età di mezzo?
invasioni barbariche
feudalesimo
cattolicesimo
castelli e conventi
passaggio dal latino ai volgari
nascita delle letterature nazionali
codificazione dei generi letterari
spopolamento delle campagne, urbanizzazione
Impero
liberi Comuni
cattedrali: affreschi e vetrate
allegoria
predicazione
pellegrini
mercanti
senso del peccato e mortificazione del corpo
"nascita" del purgatorio
Peste

Parole chiave dell'Umanesimo
Signorie
Banche
Da Dio... all'Uomo
Il libro e la trasmissione del sapere

" Homo sum; nihil humani a me alienum puto"   (Terenzio, II sec A.C.)