venerdì 20 settembre 2024

Paolo e Francesca (Inf V) per Borges e altri due studiosi




JORGE LUIS BORGES

INFERNO, V, 129

Lascian cadere il libro, ormai già sanno
che sono i personaggi del libro.
(Lo saranno di un altro, l'eccelso,
ma ciò ad essi non importa).
Adesso sono Paolo e Francesca
non due amici che dividono
il sapore di una favola.
Si guardano con incredulo stupore.





Le mani non si toccano.
Hanno scoperto l'unico tesoro:
hanno incontrato l'altro.
Non tradiscono Malatesta
perché il tradimento richiede un terzo
ed esistono solo loro due al mondo.
Sono Paolo e Francesca
ma anche la regina e il suo amante
e tutti gli amanti esistiti
dal tempo di Adamo e la sua Eva
nel prato del Paradiso.
Un libro, un sogno li avverte
che sono forme di un sogno già sognato
nelle terre di Bretagna.
Altro libro farà che gli uomini,
sogni essi pure, li sognino.
(da La cifra, 1981)
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Lo scrittore argentino Borges, lo scrittore svedese Lagercrantz e il critico Spegno dedicano all'episodio di Paolo e Francesca interpretazioni dissimili. Individuate analogie/differenze ed esprimete il vostro punto di vista.

Lo scrittore argentino Jorge Luis Borges intorno al 1940 scrisse dei brevi saggi su Dante. I brani proposti riguardano l'episodio di Paolo e Francesca e la lettura del loro rapporto alla luce della personalissima esperienza d'amore di Dante e Beatrice:

"Beatrice esistette infinitamente per Dante. Dante, molto poco, forse niente, per Beatrice; tutti noi siamo propensi, per  pietà, per venerazione, a dimenticare questo penoso contrasto, indimenticabile per Dante. Leggo e rileggo le traversie del suo illusorio incontro [di Dante con Beatrice] e penso a due amanti che l'Alighieri sognò nella bufera del secondo cerchio e che sono emblemi oscuri, anche se egli non lo comprese o non lovolle, di quella felicità che non ottenne. Penso a Francesca e a Paolo, uniti per sempre nel loro Inferno ("Questi che mai da me non fia diviso"). Con un amore spaventoso, con angoscia, con ammirazione, con invidia, deve aver forgiato questo verso."

"C'è qualcosa che Dante non dice, ma che si avverte per tutto l'episodio e forse gli conferisce la forza che ha. Con infinita pietà, Dante ci racconta il destino dei due amanti e sentiamo che prova invidia per quel destino. Paolo e Francesca sono nell'Inferno e Dante si salverà, ma loro si sono amati, mentre lui non ha ottenuto l'amore della donna che ama, di Beatrice. C'è poi una sorta di vanto nelle parole di Francesca, e Dante deve sentirlo come qualcosa di terribile, perché è separato per sempre da Beatrice. Invece quei due reprobi stanno insieme, non possono parlarsi, turbinano nel nero mulinello senza alcuna speranza, nemmeno - ci dice Dante - quella che le sofferenze possano cessare, ma stanno insieme. Quando Francesca parla dice 'noi': parla pe sé e per Paolo, altro modo di essere uniti. Sono uniti per l'eternità, condividono l'Inferno, e questo a Dante dev'essere sembrato una specie di Paradiso.   Sappiamo che è molto turbato. Poi cade come un corpo morto."

"Infinitamente esistette Beatrice per Dante. Dante pochissimo, forse nulla, per Beatrice; tutti noi propendiamo per pietà, per venerazione, a dimenticare questa compassionevole discordia indimenticabile per Dante. Leggo e rileggo i casi del suo illusorio incontro e penso a due amanti che l'Alighieri sognò nell'uragano del secondo cerchio e che sono emblemi oscuri, anche se egli non lo comprese o non lo volle, di quella felicità che non ottenne. Penso a Francesca e a Paolo, uniti per sempre nel suo Inferno (..questi, che mai da me non fia diviso...). Con spaventoso amore, con ansia, con ammirazione, con invidia. "
( Jorge Luis Borges, Nove saggi danteschi, Adelphi 2001, pagg.  95-96; 127-128.)


Lo scrittore svedese Olof Lagercrantz intorno al 1960 ha scritto un libro su Dante: Scrivere come Dio e a proposito di Paolo e Francesca esprime un giudizio analogo a quello di Borges:




"Nel poema, Francesca e Paolo, non sono unicamente le immagini riflesse dei due amanti del ciclo d'Artù, Lancillotto e Ginevra: Essi si configurano anche come contrapposti della coppia di amanti per eccellenza della Commedia: Beatrice e Dante. Anche Dante come Francesca era stato preso d'amore per una 'bella persona' e questo amore sarebbe stato determinante per tutta la sua esistenza. Quando Francesca racconta del suo amore e di come si legò per sempre a Paolo, il pellegrino tiene il capo chinato. Quando Virgilio gli domanda a cosa stia pensando, lo udiamo rispondere: 'Ohimè, quanti dolci pensieri, quanto fervore portò costoro - Francesca e Paolo - al doloroso passo'. E' facile comprendere la pensosità di Dante e lo sfondo personale delle sue riflessioni. Egli aveva visto Beatrice in tutto il fulgore della sua bellezza giovanile e il cuore gli si era risvegliato in petto. Anche lui deve aver desiderato quel genere di felicità e quella comunione che Francesca aveva cercato e trovato …Se qui egli appare così fortemente turbato di fronte a Francesca, è perché riconosce se stesso e la propria vita."
(Olof  Lagercrantz, Scrivere come Dio, Marietti 1983, pag. 30.)


Natalino Spegno, sempre a proposito dell'episodio di Palo e Francesca, è di parere diverso:




"Ad evitare ad ogni modo le troppo facili e anacronistiche interpretazioni in senso romantico, giova ritenere che il senso totale dell'episodio non si esaurisce nello stato d'animo dei singoli attori che vi partecipano, non nella passione e nell'intenerita debolezza di Francesca e neppure soltanto nella perplessità del personaggio Dante, ma si chiarisce proprio, drammaticamente, nell'incontro di un'anima vinta dal peccato con un'anima che anela a vincere le condizioni del peccato, e nel giudizio etico, sottinteso ed implicito, ma sempre presente, del Dante poeta che crea i suoi personaggi e sta al di sopra di essi, assegnando a ciascuno la sua finzione esemplare e suscitando di volta in volta una situazione poetica confacente alle ragioni dottrinali del suo assunto."
(Inferno, a cura di Natalino Spegno, La Nuova Italia 1985, pagg. 53-54.)