[1] Vedut’ ho la lucente stella diana,
[2] ch’apare anzi che ’l giorno rend’ albore,
[3] c’ha preso forma di figura umana;
[4] sovr’ ogn’ altra me par che dea splendore:
[5] viso de neve colorato in grana,
[6] occhi lucenti, gai e pien’ d’amore;
[7] non credo che nel mondo sia cristiana
[8] sì piena di biltate e di valore.
[9] Ed io dal suo valor son assalito
[10] con sì fera battaglia di sospiri
[11] ch’avanti a lei de dir non seri’ ardito.
[12] Così conoscess’ella i miei disiri!
[13] ché, senza dir, de lei seria servito
[14] per la pietà ch’avrebbe de’ martiri.
Parafrasi
Ho visto la luminosa stella mattutina (= il pianeta Venere), che appare prima che il giorno manifesti il suo chiarore (= prima che spunti l’alba) e che ha assunto l’aspetto di una figura umana; mi pare che risplenda più di ogni altra stella.
Un viso candido come la neve, colorato di rosso, gli occhi brillanti, gioiosi e pieni di amore; non credo che al mondo esista una donna così piena di bellezza e di virtù.
Ed io sono colpito dalla sua virtù con una lotta di sospiri (sofferenza) così crudele che davanti a lei non avrei il coraggio di parlare.
Così, magari lei potesse conoscere i miei desideri! Poiché, senza bisogno di parlare, sarei ricompensato da lei perché proverebbe compassione per i miei dolori.
Figure retoriche
- Enjambements: vv. 7-8;
- Allitterazioni: della “f”: v. 3: “forma di figura”; della “d”: v. 11: “de dir non seri’ ardito”; della “s” e del gruppo “ser”: v. 13: “ché, senza dir, de lei seria servito”;
- Anastrofi: v. 1: “vedut’ho”; v. 9: “dal suo valor son assalito”; v. 11: “de dir non seri’ ardito”; v. 13: “de lei seria servito”;
- Metafore: v. 1: “lucente stella diana”; v. 5: “viso de neve”; v. 10: “battaglia di sospiri”;
- Iperboli: vv. 7-8: “non credo che nel mondo sia cristiana / sì piena di biltate e di valore”; v. 14: “per la pietà ch’avrebbe de’ martiri”;
- Anadiplosi: vv. 8-9: “valore”.
Commento
Guido Guinizzelli fu il principale precursore del movimento letterario cosiddetto “Dolce stil novo”, canonizzando la nuova maniera poetica nella celeberrima canzone-manifesto Al cor gentil rempaira sempre amore. Lo stesso Dante, nel Purgatorio, lo chiama “padre” e definisce le sue rime “dolci e leggiadre”.
Il sonetto Vedut’ho la lucente stella diana contiene tematiche prettamente stilnovistiche: le quartine sono dominate dal motivo della lode della donna, realizzata soprattutto tramite l’accostamento a immagini tradizionali del mondo naturale, appartenenti al campo semantico della luce (“lucente”, “giorno”, “albore”,”splendore”, “neve”, “colorato”, “grana”). La descrizione, come è appunto tipico dello Stilnovo, non è realistica e oggettiva: la figura femminile, infatti, appare fortemente stilizzata e idealizzata, vengono enfatizzate la sua unicità e la sua superiorità rispetto alle altre donne, ma i tratti presentati non sono associabili direttamente ad una donna reale. L’elenco delle virtù positive della donna, che in questo caso sono soprattutto interiori, rimanda al modello del plazer provenzale. È un tratto tipicamente stilnovistico di larga fortuna anche l’incapacità di parlare che coglie il poeta, sgomento di fronte alla bellezza straordinaria dell’amata (v. 11). Tutto l’apparato retorico (in particolare le iperboli e le metafore) tendono a connotare la perfezione estetica e interiore che la bellezza della donna emana.
Nelle terzine, invece, emerge soprattutto il tema della sofferenza dell’amante, rappresentata come un assalto e una “battaglia di sospiri”. L’ultima terzina sembra riportare l’amore ad una dimensione più terrena, facendolo uscire dal quella meramente contemplativa e rendendo la donna non identificabile totalmente con la figura stilnovistica della “donna angelo”: ciò costituisce una reminiscenza della poesia provenzale. Inoltre, al v. 13, assistiamo al rovesciamento in favore dell’amante del topos provenzale e cortese del servitium amoris (secondo il quale l’amante è “schiavo” della donna amata).
La struttura sintattica di Vedut’ho la lucente stella diana è semplice e lineare, non sono presenti periodi complessi né metafore ardite, rime difficili, termini rari; il lessico amoroso è quello tipico dello Stilnovo.
Note.
- Da notare, per quel che riguarda la “donna stilnovista”, è la diffusione del culto mariano in età medievale che influenza la caratterizzazione della donna e d’altro canto ne trae forza.