L’Ufficio dei Memoriali, istituito con un provvedimento statutario emanato il 26 aprile 1265 dai podestà Loderingo degli Andalò e Catalano de’ Malavolti, si segnala come un fenomeno unico per averci tramandato, negli spazi bianchi che intervallavano i contratti stipulati tra privati cittadini, una nutrita serie di rime in volgare, trascritte, tra il 1279 e il 1325, dai notai bolognesi.
Nacque così una corposa, per quanto eccentrica, tradizione manoscritta, solcata da un’ampia polifonia di registri tematici e formali in cui confluivano, accanto ai testi più “aristocratici” dello stilnovismo, quelli più “umili” della letteratura popolare e giullaresca, della scuola siciliana, di quella siculo-toscana e della poesia bolognese irradiata da Guido Guinizzelli.
Nacque così una corposa, per quanto eccentrica, tradizione manoscritta, solcata da un’ampia polifonia di registri tematici e formali in cui confluivano, accanto ai testi più “aristocratici” dello stilnovismo, quelli più “umili” della letteratura popolare e giullaresca, della scuola siciliana, di quella siculo-toscana e della poesia bolognese irradiata da Guido Guinizzelli.
Sono attestati anche due sonetti di Dante, uno dei quali proverebbe la sua presenza a Bologna nel 1287 e alcuni versi dell'Inferno trascritti nel 1317.